Nuova drastica misura del Governo sul Superbonus 110%. I crediti d’imposta derivanti dalle ristrutturazioni edilizie potranno essere recuperabili solo in 10 anni. E questo varrebbe per tutti i crediti in circolazione, che sono scontabili in 4 o 5 anni, oltre che per quelli nuovi, che sono già quasi tutti con durata decennale. Costruttori e banche dicono no a norme retroattive. Perplessità anche nella maggioranza. Secondo il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti è l’unica misura in grado di incidere significativamente sul debito pubblico dei prossimi due o tre anni. Se non di fermare, almeno di attenuare l’impatto della valanga del Superbonus, come il Vajont, già partita quando siamo intervenuto, ha aggiunto il responsabile di via XX Settembre. La misura è allo studio del Mef. Con l’allungamento a 10 anni del periodo di compensazione dei crediti, l’impatto sul fabbisogno di cassa sarebbe inferiore di oltre la metà. (Ved. anche Il Sole 24 Ore: ‘Superbonus, spalmacrediti in dieci anni obbligatorio’ e ‘Rischio retroattività, banche e imprese lanciano l’allarme’- pag. 3 e Italia Oggi: ‘110%, stop alla svendita crediti’ – pag. 23)

Il piano Transizione 5.0 rischia già di non centrare l’obiettivo di fine 2025, spendere cioè tutti i 6,3 miliardi di fondi europei messi a disposizione. Anche perché entro il 31 dicembre 2025 non solo bisognerà aver ultimato l’acquisto del bene incentivabile, con relativa consegna, ma bisognerà anche averlo messo in funzione e interconnesso. Per le imprese significherebbe una finestra temporale strettissima per completare tutto e portarsi a casa il credito d’imposta. Già il biennio 2024-2025 era stato giudicato un arco di tempo ridotto per progetti di digitalizzazione con complessi calcoli legati al risparmio energetico. Ma, se confermato, il vincolo relativo all’interconnessione complicherebbe ulteriormente le cose. Fare l’ordine, installare il macchinario, collaudarlo e provvedere all’interconnessione comporterà per le imprese la necessità di accelerare l’acquisto e, probabilmente, già dall’estate 2025 gli investimenti termineranno nel timore di sforare i tempi. Questo potrebbe impedire di spendere tutti i 63 miliardi inseriti nel RepowerEu.

Anche quest’anno sono stati modificati gli elenchi delle giurisdizioni coinvolte nello scambio automatico di informazioni finanziarie previsto dal Common reporting standard (Crs). Gli intermediari italiani sono tenuti a trasmettere i dati richiesti  agli Stati menzionati nell’Allegato C del dm 28 dicembre 2015 così come vigente alla data del 15 maggio di ciascun anno. L’Allegato C contiene l’elenco delle ‘giurisdizioni oggetto di comunicazione’, ovvero quegli Stati nei confronti dei quali l’Italia è obbligata a fornire, per il tramite dell’Agenzia delle Entrate, i dati dei conti intrattenuti presso intermediari italiani da residenti in tali Paesi. Aggiornato anche l’Allegato D che contiene la lista delle ‘giurisdizioni partecipanti’, ovvero gli Stati dai quali l’Italia riceve i dati dei conti intrattenuti presso intermediari esteri da residenti italiani. Le giurisdizioni contenute nell’Allegato C passano da 82 dello scorso anno a 87. L’Allegato D oggi si compone di 113 Paesi. 

Con un provvedimento di ieri l’Agenzia delle Entrate suggerisce due possibilità con le quali i contribuenti potranno rispondere alle lettere di compliance che invitano chi non ha indicato correttamente nei modelli Redditi, Irap e 770 relativi al periodo d’imposta 2020, gli aiuti di Stato e gli aiuti in regime ‘de minimis’ a mettersi in regola. Gli interessati potranno avvalersi della casella Pec, dedicata a coloro che sono presenti nell’Indice nazionale dei domiciliati digitali delle imprese e dei professionisti o dell’invio per posta ordinaria in mancanza di indirizzo Pec. In entrambi i casi, i medesimi dati sono consultabili dall’interessato nel proprio cassetto fiscale. Se l’anomalia che ha impedito l’iscrizione nei Registri aiuti di Stato è imputabile a errori di compilazione del prospetto ‘Aiuti di Stato’ della dichiarazione, il contribuente può presentare una dichiarazione integrativa recante i dati corretti pagando una sanzione da 250 a 2mila euro. Se l’anomalia è dovuta ad altre cause il contribuente può presentare una dichiarazione integrativa, restituendo per intero l’aiuto illegittimamente fruito. (Ved. anche Italia Oggi: ‘Compliance per gli aiuti di stato’ – pag. 21)

Con una sentenza depositata lo scorso 30 aprile, la Corte di Appello di Roma ha confermato l’omologazione di un concordato preventivo in continuità aziendale discendente dal voto favorevole di una sola classe di creditori, prima disposta dal Tribunale di Roma mediante la ristrutturazione trasversale. Il Codice della crisi d’impresa prevede che nel concordato in continuità aziendale la proposta è approvata, anche senza il voto favorevole di tutte le classi, se l’adesione è espressa ‘dalla maggioranza delle classi, purché almeno una sia formata da creditori titolari di diritti di prelazione, oppure, in mancanza, da almeno una classe di creditori che sarebbero almeno parzialmente soddisfatti rispettando la graduazione delle cause legittime di prelazione anche sul valore eccedente quello di liquidazione’. La Corte d’Appello di Roma ha ritenuto corretta l’interpretazione secondo cui l’espressione ‘in mancanza’ si riferirebbe a quando manca la maggioranza delle classi, nel qual caso basterebbe il voto favorevole anche di una sola classe.

La riforma (Dlgs n. 112/2017) ha aperto all’ingresso di capitali privati nelle imprese sociali, per il finanziamento delle loro attività d’interesse generale attraverso strumenti finanziari come equity e obbligazioni. Questo ha consentito alle imprese sociali, soprattutto a quelle in forma societaria, di finanziare le proprie attività, rispondendo alla crescente attenzione del mercato finanziario verso la sostenibilità e la finanza d’impatto. La caratteristica delle imprese sociali societarie è quella di distribuire utili ai soci, ma entro precisi limiti. L’impresa sociale che chiude l’esercizio in utile può destinare una quota non superiore al 50% dell’avanzo di gestione alla distribuzione di dividendi ai soci, secondo precisi parametri di remunerazione. I soci hanno poi la possibilità di portare in detrazione o in deduzione fiscale il 30% delle somme investite. Sul fronte del capitale di debito, la legge pone limiti alla remunerazione delle obbligazioni emesse direttamente dall’impresa sociale, mentre non sono previsti limiti di remunerazione in caso di obbligazioni collocate presso banche e intermediari finanziari autorizzati. 

Un decreto del ministero delle Imprese e del Made in Italy di concerto con l’Economia ha stanziato 80 milioni di euro per il triennio 2024-2026 per gli aumenti di capitale delle Pmi, così come previsto dal decreto Crescita, nell’ambito della legge Sabatini. Il contributo a fondo perduto è pari ad una percentuale delle spese sostenute per gli investimenti realizzati nell’ambito del programma di investimento. La percentuale di aiuto differisce in base alla dimensione dell’impresa: 5% per micro e piccole imprese e 3,575% per le medie. Sono ammessi tutti i settori produttivi, inclusi agricoltura e pesca, tranne il settore inerente le attività finanziarie e assicurative. Si tratta di una misura che aumenta il contributo statale per le imprese che investono in macchinari e software con la Nuova Sabatini a fronte di un aumento di capitale effettuato solo nella forma del conferimento in denaro che deve risultare dalla delibera adottata dalla Pmi come ‘versamento in conto capitale’ entro i 30 giorni successivi alla concessione dell’aiuto, pena la decadenza. 

Dopo un periodo di consultazione, il Consiglio nazionale dei commercialisti ha emanato una nuova versione dei Principi di attestazione dei piani di risanamento per le imprese in crisi, in conformità al Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Il documento, emanato in collaborazione con diverse entità professionali, fornisce le indicazioni aggiornate in merito alla valutazione della fattibilità e convenienza dei piani di risanamento. Il documento di prassi fornisce anche dettagli su come valutare la non deteriorità della proposta del debitore rispetto all’alternativa della liquidazione. I principi sono corredati di quattro allegati tecnici, di cui il terzo fornisce le indicazioni per la stesura delle attestazioni in tema di transazione contributiva e previdenziale. Il nuovo standard vuole essere una guida affidabile per valutare e formulare proposte di risanamento valide ed efficaci nell’ambito delle procedure disciplinate dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. 

Con la sentenza n. 12395 di ieri l’altro  la Corte di cassazione ha detto sì alla cedolare secca anche se l’affittuario svolge attività professionale o d’impresa. Per l’applicazione della tassa piatta sulle locazioni è infatti irrilevante la qualità del conduttore e la riconducibilità della locazione ma solo quella del locatore che deve essere persona fisica, locare una unità abitativa e non deve concludere il contratto nell’esercizio dell’attività della sua impresa o professione. Con questa pronuncia i giudici di legittimità hanno chiuso una diatriba che durava da oltre un decennio. Il caso trattato riguarda una persona fisica che aveva locato la propria abitazione ad una società che la usava come foresteria. Il conduttore aveva poi optato per la cedolare secca non versando l’imposta di registro annuale per due anni richiesta poi dalle Entrate con avviso di liquidazione. 

Registro titolari effettivi: servizio garantito dalle ore 8 alle ore 21 di tutti i giorni feriali ed il sabato dalle 8 alle 14, divieto di rivendita, distribuzione informatica e/o riproduzione, comunicazione e/o diffusione a terzi in qualunque forma delle informazioni estratte dal registro e tracciamento degli accessi effettuati. Sono alcune delle previsioni contenute nelle condizioni generali di contratto per l’accesso da parte dei soggetti obbligati tramite sportello telematico alle sezioni del registro imprese sulla titolarità effettiva del quale si è parlato ieri in occasione della quindicesima edizione del Salone antiriciclaggio tenutosi a Milano e che ha visto la partecipazione di più di 500 operatori e professionisti del settore bancario, finanziario e professionale. Il Mimit ha firmato il decreto interministeriale che contiene la proroga dei termini di comunicazione dei dati dei titolari effettivi al prossimo 10 luglio. Ora si attende la firma del Mef.

Con la sentenza n. 10411, depositata lo scorso 17 aprile, la Cassazione tributaria ha stabilito che la disciplina sul raddoppio dei termini di accertamento in presenza di violazioni con rilevanza penale non è applicabile agli effetti dell’Irap. Ciò in quanto i reati tributari non contemplano condotte illecite riferite a suddetta imposta. In materia di Ires si sono succedute diverse regole. Per gli atti impositivi notificati entro il 2 settembre 2015, il raddoppio era legittimo per il solo fatto che le violazioni contestate, in astratto e oggettivamente, potessero configurare un illecito penale. Con riguardo alle notifiche disposte successivamente, le nuove disposizioni hanno condizionato la legittimità del raddoppio alla circostanza che l’organo verificatore provvedesse alla denuncia della notizia di reato entro i termini ordinari. La Corte, oltre a rilevare l’inapplicabilità della disciplina del raddoppio dei termini all’Irap, ha ripercorso le tappe delle modifiche legislative, facendo il punto sulle norme transitorie applicabili a seconda del periodo d’imposta oggetto di accertamento. 

La maggioranza e le associazioni di categoria fanno pressing per una rapida approvazione del disegno di legge terzo settore. Il testo corre spedito verso l’approvazione definitiva al Senato senza modifiche che obbligherebbero il ritorno a Montecitorio. Il via libera definitivo potrebbe arrivare già a giugno.  Il Forum del Terzo settore ha espresso apprezzamento per le novità introdotte sul testo. Dunque, l’orientamento sembra quello di una rapida approvazione, molto diverso da quello di due settimane fa quando la viceministra al lavoro con delega al Terzo settore, Maria Teresa Bellucci aveva parlato di possibili modifiche al Senato. Il 14 maggio si saprà se ci sarà l’ok definitivo a breve o se verranno presentati nuovi emendamenti di modifica che necessariamente allungheranno i tempi di approvazione. Ancora da capire se ci saranno ulteriori audizioni.